MARINO
Chiesa di San Giovanni (xii sec - 1636)
Qui, il 18 aprile 1605, fu battezzato Jacomo, figlio di Amico Carissimi, a sua volta figlio di Carissimo, proveniente da Castel Sant’Angelo nella diocesi di Camerino (oggi Castelsantangelo sul Nera, provincia di Macerata), e di Livia di Prospero. Padrino fu l’oste Paolo e madrina la levatrice Girònima.
GIACOMO CARISSIMI (1605-1674) – la cui famiglia di artigiani “copellari” (fabbricanti di botti) e possidenti di vigne a Marino era impegnata nella fiorente industria del vino – dopo gli studi e i primi incarichi a Tivoli e Assisi, divenne maestro di cappella di Sant’Apollinare a Roma e del Collegio Germanico-Ungarico, da cui la sua fama di compositore e didatta si sparse in tutto il mondo.
Corteggiato dai regnanti d’Europa, fra i quali la regina Christina di Svezia (1626-1689) che lo nominò “Maestro del concerto di Camera” della sua corte romana, Carissimi scelse di rimanere sempre al Collegio dell’Apollinare. I numerosi allievi copiarono centinaia di sue composizioni che si trovano oggi in molte biblioteche del mondo ma nessun autografo del Maestro sembra essere giunto fino a noi. Dotato di un carisma assai superiore a quello di tanti suoi contemporanei – Athanasius Kircher (1650) lo descrive «capace di trasportare gli animi verso qualunque sentimento» – di lui non ci è giunto neppure un ritratto.
L’ex chiesa di San Giovanni Battista in Marino
a cura di : Vincenzo Antonelli
All’inizio del Seicento il nucleo urbano di Marino era diviso tra due parrocchie, quella della chiesa di Santa Lucia, posta nella parte più alta della città, e quella di San Giovanni Battista, posta al capo opposto, nel rione del “Castelletto”. Il cinquecentesco palazzo Colonna separava i loro territori di competenza.
La madre di Giacomo Carissimi, Livia di Prospero (1565-1622), da nubile risiedeva nell’ambito della parrocchia di Santa Lucia quindi andò ad abitare in quella di San Giovanni Battista con il marito, Amico Carissimi (1548-1633), e con i loro figli.
Il 10 giugno 1640 il cardinale Girolamo Colonna (1604-1666) quarto duca di Marino, inizia la costruzione della basilica di San Barnaba voluta dal padre, Filippo Colonna (1578-1639); di conseguenza, nel 1643, le due antiche chiese parrocchiali furono soppresse e, ultimata la basilica il 22 ottobre 1662, vennero definitivamente ridotte a uso profano nel 1669.
I primi documenti che menzionano la chiesa di San Giovanni Battista sono degli inizi del sec. XII. Nel 1662 il complesso venne donato dal duca cardinale Girolamo Colonna all’abate di Grottaferrata, il marinese Carlo Farina, affinché venisse adibito a ospedale per i monaci ma la cosa non ebbe seguito e i monaci non officiarono mai la chiesa. Da alcuni atti di affitto della prima metà del sec. XVIII si rileva che la chiesa venne ridotta a stalla e a tinello. Questa destinazione profana si è protratta fino ai nostri giorni; gli autori che si sono occupati di Marino e di questa chiesa, finora erano stati concordi nel ritenere che non ne rimanesse più traccia.
A seguito dello studio della zona del “Castelletto”, che ha portato all’individuazione di una serie di strutture murarie in "opus reticulatum" e in "opus quadratum" databili al I secolo a.C., si è giunti alla individuazione delle strutture della chiesa di San Giovanni ormai inglobate in moderne costruzioni. L’edificio, trasformato in abitazioni e cantine, è rappresentato con una sezione assonometrica dove si possono individuare gli elementi architettonici originari della chiesa (foto n.1).
In una cantina al piano terra sono presenti, inglobati in una muratura, materiali di spoglio di epoca romana, quali una base di colonna in peperino, un rocchio di colonna scanalata in marmo e un capitello corinzio in marmo (foto n.2), che furono reimpiegati nella realizzazione di uno dei pilastri della navata centrale della chiesa. Di particolar pregio è il capitello corinzio (foto n.3).
Nel piccolo cortile di questo complesso edilizio, detto “cimitero di San Giovanni”, è possibile vedere nella parete Nord-Ovest l’arco absidale dell’antica chiesa (foto n.4). Nel sottotetto dell’edificio è visibile lo stesso arco absidale che presenta l’estradosso decorato ad affresco con una cornice a finto marmo (foto n.5). Qui è ben conservata la parete destra della navata centrale della chiesa nella quale sono presenti quattro delle finestre che costituivano il cleristorio della chiesa (foto n.6). Sempre nel sottotetto sono conservate tre capriate della copertura a tetto originale della chiesa che presentano cinque mensole in legno scolpito (foto n.7), certamente presenti all’epoca in cui venne battezzato in questa chiesa Giacomo Carissimi.